Lontano, lontanissimo



Quando dormivamo insieme nel mio letto piccolo e striminzito eravamo così vicini che ci scambiavamo i sogni. Così la mattina quando mi svegliavo prima di te dormivo ancora un po' sotto le tue palpebre. Sei stata riposo dolcissimo delle mie notti. Io avevo paura di sgualcirti che ci dormivamo addosso e allora:

- Prendiamo un letto matrimoniale - ho detto - che stiamo più larghi.
- Ma io voglio starti vicino - hai detto.
- E mi stai.
Lo abbiamo comprato.

Quando dormivamo insieme nel letto matrimoniale io dormivo a destra e tu a sinistra. Così quando la mattina mi svegliavo e guardavo la finestra per vedere il mondo io vedevo te e tutto il resto oltre la tua schiena. Quando mi svegliavo eri riparo in un abbraccio. Io avevo paura di non darti abbastanza spazio e allora:
- Prendiamo un divano - ho detto - così stiamo più larghi.
- Ma io voglio starti molto vicino - hai detto.
- E mi stai.
Lo abbiamo comprato.

Quando dormivamo io sul divano e tu sul letto grande mi piaceva quando di notte ti vedevo scivolare nella parte del letto che era stata la mia. Mi piaceva pensare che volevi trovare me nell'indecifrabile segreto del sonno. Così io ti scrutavo nel buio e ti vedevo dormire, da lontano. Guardare le cose da lontano serve a ricordarsele meglio, come quando sali su un palazzo per scrutare tutta la città. La raccogli tutta in uno sguardo. Io da quel divano raccoglievo te. Io avevo paura di toglierti ossigeno, e allora:
- Prendiamo un'altra stanza - ho detto - così stiamo più larghi.
- Ma io voglio starti vicinissimo - hai detto.
- E mi stai.
L'abbiamo costruita.

Quando dormivo nella stanza affianco ti immaginavo scivolare nella parte di letto che era stata la mia. Disegnavo la tua schiena contro la finestra quando il sole sorgeva e io non avevo difese. Cercavo riparo negli ultimi minuti dei tuoi sogni. Ma non sapevo. Non sapevo se scivolavi nella mia parte di letto, se la linea che disegnavo contro il mondo, la linea della tua vita, era esatta. Non sapevo se ti svegliavi prima di me e se potevo dormire ancora sotto le tue palpebre. Non sapevo. Sapevo che ti avevo dato più spazio, più aria, sapevo che non ti sgualcivo la pelle. Così spiavo la tua notte oltre la serratura e mi rispondevo. Frugavo nel buio alla ricerca della mia risposta, tu. Poi ho pensato che ti stavo guardando troppo, che quasi non dormivo più a furia di scovarti nel buio, e allora ho detto:
- Andrò a dormire altrove.
- Ma io voglio starti più vicinissimo - hai detto.
- Più vicinissimo non si dice.
- Stronzo - mi hai detto.
Me ne sono andato.

Quando me ne sono andato ero contento che avevi tutta l'aria, lo spazio, le lenzuola che volevi. Che io non ti rubavo niente e mi sentivo un signore. Un amante perfetto.
Le do i suoi spazi, mi dicevo. E mi dice pure stronzo, mi dicevo.

All'improvviso poi infine dopo è successo che ti ho sentito lontana lontanissima. Ero dall'altra parte della città e la sentivo tutta, la distanza. I palazzi i giardini le case.
L'asfalto le cabine telefoniche le saracinesche.
Gli uomini.
Allora ho preso la macchina e sono venuto da te e sono entrato in casa prima nella mia vecchia stanza e mi sono detto: ecco adesso sento meno la mancanza ma non mi bastava e allora ho detto adesso entro e mi sono aggrappato alla tua maniglia e sono entrato e mi sono messo sul divano e ho pensato ecco adesso la sento ancora meno, la mancanza e allora sono andato sul letto nella mia parte destra ecco adesso quasi non la sento e sono venuto nella tua parte, quella sinistra, quella del cuore, ecco adesso non sento più che mi manchi, ti ho sussurrato, e tu mi hai detto Ma tu no.
Ma tu no.

Che vuol dire Ma tu no?

Ho sfogliato il vocabolario dentro di me veloce velocissimo:

Ma: preposizione avversativa;

Tu: Tu, la parte sinistra del letto, come il cuore.
No: no, niente, nessuno, nulla.
No.

- Voglio starti vicino, vicinissimo, più vicinissimo ancora - ti ho detto.
- Non si dice più vicinissimo.
-  E io ci sto.

Al mattino mi sono svegliato un po' prima ma il mio sogno si era svegliato prima di me, cioè, ti eri svegliata prima tu. E non c'eri più. Non ci sei mai stata più. Ti sei presa tutto lo spazio, la città intera, i palazzi le saracinesche le case, gli uomini. Un'altra casa, un'altra stanza, un divano, un letto intero - non ti bastava più lo spazio che ti avevo dato. E io che mi dicevo:
Le do i suoi spazi, mi dicevo. E mi dice pure stronzo, mi dicevo.
Mi sono allontanato troppo, per starti vicino, e adesso sono solo con una casa un divano una stanza delle lenzuola pulite una finestra e il mondo fuori, tutto sente la sua mancanza, non c'è più il mio riparo contro il mondo.
Da te, nei miei sogni sotto le tue palpebre, adesso sono davvero lontano, lontanissimo.

4 commenti:

  1. s'e' presa "tutto lo spazio, la città intera, i palazzi le saracinesche le case, gli uomini. " t'ha lasciato solo le donne. daje... :PPPP (come rovino la poesia io, nessuno al mondo...)

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  2. "Quando dormivamo insieme nel mio letto piccolo e striminzito eravamo così vicini che ci scambiavamo i sogni." \*____*/
    "Mi sono allontanato troppo, per starti vicino, e adesso sono solo con una casa un divano una stanza delle lenzuola pulite una finestra e il mondo fuori, tutto sente la sua mancanza, non c'è più il mio riparo contro il mondo." T_____________T

    http://kuromomoswonderland.blogspot.it/2013/04/the-versatile-momobloggher.html :3 momopremio bloggoso

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