Le velleità ti aiutano a scopare - 86



ti chiudo l'amore nella caffettiera alle 7 del mattino, vedo che resti a dormire senza il cuscino che ti porto via, lo metto contro la porta, per non far rumore quando chiuderò, ti frego i dieci euro del cocktail che ti ho pagato ieri notte al pub, un cubalibre annacquato, ti è bastato poco per aprirmi le cosce, mi sento un astronauta in un pianeta sconosciuto, in queste pareti bianche cammino come un ladro, che non so che ti chiami, in che via sono, alla parete ci sono due quadri identici, aspetta no, uno è in bianco e nero e l'altro è colorato - che senso ha?
c'è un gatto che mi guarda e mi soffia sul divano, c'è del rossetto sulla mia camicia, vado in bagno e per terra c'è la scatola degli assorbenti e un bottone,  e tantissime boccette piene di pillole, ho gli occhi troppo chiusi per leggere, cazzo, sarai una tossica, una malata, mi guardo l'uccello dentro i boxer ed è normale, triste, raggomitolato, senza pretese, lavo la camicia, mi guardo, sono in mutande nello specchio di una sconosciuta, i peli delle gambe aggrovigliati e i graffi del sesso sull'addome e la forma del mio uccello che si vede un po', ho la pancia, maledetta ostinazione a non iscrivermi in palestra, guardo i pochi capelli rimasti attaccati al cranio, li immagino nascere dentro di me, piccoli bulbi in un deserto di pelle, mi lavo la faccia ma i segni delle lenzuola non vanno via, non va via l'alito di merda, guardo di nuovo nel portafoglio con distrazione, c'è la tua carta d'identità, chissà se ti chiami veramente Anita, come la moglie di Garibaldi, era stato quello ad attrarmi, infatti il nostro è stato un sesso finto, plastico, ho sentito freddo e non mi sono mosso la prima volta, e la seconda, allora dalla tua carta d'identità leggo il tuo nome,
leggo il tuo nome dico: cazzo, ad alta voce
"Cazzo!"
così, come una parola sola in una riga bianca
"Cazzo!" - un'altra volta;
mi metto la camicia, sputo per terra, sputo sui quadri - ma c'entro solo quello a colori, vado in bagno e sputo nel cesso, ho i conati, torno da te che dormi, con gli occhi chiusi, senza sapere che ti sveglierai senza nessuno accanto, Trovo i miei jeans, me li infilo saltellando, come un clown al circo, sputo sulle lenzuola, in questa stanza c'è puzza di sperma, controllo il preservativo per terra, lo stringo, secchissimo, non esce niente, è integro, lo lascio lì
sollevo le lenzuola, tu rimani sotto e non ti svegli, forse sei in coma, ma vaffanculo - dico
"Vaffanculo!"
Fai una mossa, ma non ti svegli, e allora vado via, tiro un calcio al cuscino, sbatto la porta così magari ti svegli, sono fuori dalla stanza da letto, il gatto dorme e non mi guarda più, spero che il caffè che ti ho preparato ti vada di traverso,
vaffanculo Marco Bassani, vaffancu


***
- Pronto?
- ...
- Anita.
- Eh.
- Sei sveglia?
- Sì, Marco... più o meno.
- Hai la mia carta d'identità nel tuo portafoglio.
- Ah?

***

Fine.

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